Il giardino storico è una composizione architettonica il cui materiale è principalmente vegetale, dunque vivente e come tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto risulta così dall’equilibrio, nell’andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il deperimento della natura e la volontà d’arte e d’artificio che tende a conservarne perennemente lo stato. Proprio per la complessità e la preziosità artistica e naturalistica di questi veri e propri  beni culturali è necessario intervenire con la massima professionalità e competenza, con interventi straordinari di restauro e interventi ordinari di manutenzione che devono rispettare scrupolosamente l’assetto originario del giardino. Esso va pertanto conservato e restaurato da uno staff di esperti altamente qualificati in cui collaborano insieme lo storico dell’arte, l’architetto paesaggista, l’agronomo, il botanico e il giardiniere.

La Carta dei Giardini Storici

Il primo convegno organizzato a Fontainebleau dal Comitato internazionale dei giardini e siti storici costituito dall’ICOMOS-IFLA si è svolto nel 1971.

Dieci anni più tardi, a Firenze, si arriva all’approvazione di una “Carta dei Giardini Storici”, detta anche Carta di Firenze, che ebbe il merito di definire i giardini storici con il riconoscimento della loro natura monumentale, superando quella di semplice contorno di edifici monumentali.
L’art. 5 della suddetta Carta recita infatti che il giardino storico è: “Espressione dello stretto rapporto tra civiltà e natura, luogo di piacere, adatto alla meditazione e al sogno, il giardino acquista così il senso cosmico di un’immagine idealizzata del mondo, un ‘paradiso’ nel senso etimologico del termine, ma che è testimonianza di una cultura, di uno stile, di un’epoca, eventualmente dell’originalità di un creatore”.